Per il blocco del vincolo quinquennale il senatore leghista Mario Pittoni consiglia l’inserimento della norma nel Decreto Sostegni. I sindacati stanno spingendo per l’eliminazione della soglia e, pressato da altri problemi più urgenti, il sistema politico è alla ricerca di una modalità per congelare il blocco almeno l’anno scolastico 2021/2022. In effetti anche nei prossimi mesi molti docenti potrebbero riscontrare vari problemi negli spostamenti e nel trovare delle sistemazioni adeguate.
Le parole di Pittoni sul blocco del vincolo quinquennale
Mario Pittoni, senatore del partito di Salvini e responsabile per esso del comparto scuola ha fatto un suggerimento per il blocco del vincolo quinquennale.
Il senatore propone l’inserimento del provvedimento nel contesto del decreto Sostegni che l’esecutivo è pronto a varare venerdì mattina: “Con norma da inserire nel decreto Sostegni, è opportuno prevedere la sospensione del blocco quinquennale, particolarmente vessatorio stante l’attuale situazione di emergenza pandemica. Molti docenti nei prossimi mesi potrebbero trovare gravi difficoltà negli spostamenti da e per le sedi di servizio e nel reperire alloggi o sistemazioni alberghiere”, afferma il senatore.
“L’intervento non avrebbe effetti sul sistema informativo del ministero dell’Istruzione, né si verrebbero a toccare le disponibilità accantonate preventivamente per le nomine in ruolo. Per non compromettere il delicato procedimento di predisposizione dell’organico di diritto, effettuazione della mobilità e copertura dei posti disponibili per le immissioni in ruolo è necessario vengano rispettate le tempistiche “naturali” per la presentazione delle istanze di mobilità (fine marzo – primi di aprile) e che di conseguenza il provvedimento di legge venga adottato in tempi strettissimi“.
Pittoni suggerisce inoltre che la data di scadenza del periodo di sospensione della norma potrebbe equivalere con il termine ultimo del 31 dicembre 2021.
Questo permetterebbe di avere il tempo necessario per ripensare il blocco di concerto con le sigle sindacali. Il passo successivo sarebbe la presentazione al Parlamento per l’eventuale approvazione.
