Supplenti Covid, proroga fino a giugno 2022 ma stipendi fermi a novembre 2021

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Per i supplenti Covid Docenti e ATA è arrivata la proroga delle prestazioni lavorative fino al giugno 2022, ma i pagamenti sono fermi al novembre 2021. Non è sicuramente la prima volta che avviene che le supplenze brevi vengano pagate con mesi di ritardo, come se il sunto delle collaborazioni in questione fosse “Ok ti facciamo lavorare, ma ti paghiamo quando potremo”. Adesso comunque pare che il Ministero dell’Istruzione, dopo l’attesa autorizzazione del Ministero dell’Economia e delle Finanze, abbia assegnato alle realtà scolastiche i fondi per le corresponsioni.

Pagare i supplenti Covid senza se e senza ma

Sul pagamento in ritardo dei Supplenti Covid si è ottimamente espressa Ivana Barbacci, neo segretaria di Cisl Scuola. L’esponente sindacale ha descritto in maniera esemplare qual è il farraginoso iter che spesso porta a ritardi nei pagamenti delle supplenze brevi.

Dopo una doverosa premessa sulla dilazione degli stipendi, che sicuramente avrà creato non pochi problemi ai diretti interessati, la Barbacci ha detto: “Il Ministero dell’Istruzione, in sostanza il datore di lavoro dei supplenti, è in effetti “bombardato” dalle richieste di notizie da parte del personale che sta lavorando da mesi senza aver visto un centesimo; la colpa del ritardo va addebitata in realtà al Ministero dell’Economia e delle Finanze e a norme inadeguate che in fase di gestione impongono procedure di una lunghezza estenuante.In sostanza la spesa per le supplenze brevi è garantita con appositi stanziamenti previsti a più riprese nel corso dell’anno, che richiedono decreti del MEF, sottoposti a registrazione della Corte dei Conti prima che i fondi possano finalmente arrivare nelle casse del Ministero dell’Istruzione, che a sua volta le assegna tramite specifici capitoli di spesa alle scuole; queste ultime, a loro volta, autorizzano NoiPA al pagamento degli stipendi. A risolvere il problema ci aveva provato il Governo nel 2016 con una misura apparentemente risolutiva ma che i fatti hanno dimostrato non essere sufficiente.”

“Con il DPCM del 31 agosto 2016, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 241 del 14 ottobre 2016, si puntava ad assicurare il pagamento del contratto di supplenza entro il mese successivo alla prestazione lavorativa. Per ogni soggetto istituzionale coinvolto nella procedura era previsto il rispetto di precise scadenze, con conseguenze legate alla responsabilità dirigenziale e riflessi sulla valutazione dei dirigenti coinvolti. Il tutto, però, ferma restando la disponibilità delle risorse iscritte nel bilancio. Ecco dunque il giro lungo e faticoso che ogni volta bisogna compiere: occorre che ci sia disponibilità dei fondi sul pertinente capitolo di bilancio del Ministero dell’Istruzione, che a sua volta li deve ricevere dal MEF, che a sua volta deve avere il corrispondente stanziamento nel bilancio dello Stato. Serve dunque una misura innovativa, che svincoli il pagamento delle supplenze brevi da questa rete burocratica regolandolo alla stessa stregua delle supplenze più lunghe, consentendo quindi di erogare le retribuzioni con costanza e puntualità.”

“Credo sia una questione di serietà, oltre che di giustizia. Da un Governo che fa della serietà un proprio tratto distintivo mi aspetto quindi attenzione e soprattutto decisioni che permettano a chi lavora di ricevere regolarmente il proprio stipendio”.

In altre parole siamo di fronte a un altro capolavoro della burocrazia del Belpaese, una delle poche cose che gli altri Paesi non ci invidiano di certo.

Comunque sia urge sicuramente rivedere questo “iter all’italiana” perché chi lavora va pagato con tempistiche certe e dignitose e non “quando potremo”.

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Luca Parigi

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