Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella è intervenuto ieri, venerdì 16 settembre, all’inaugurazione dell’Anno Scolastico 2022/23 a Grugliasco, in provincia di Torino. Il massimo rappresentante dello Stato Italiano ha colto l’occasione per ribadire che è necessario essere riconoscenti ai docenti per il lavoro che essi svolgono e per essere stati dei fermi punti di riferimento in questi anni di pandemia.
L’intervento di Mattarella all’inaugurazione del nuovo anno scolastico
Intervenuto all’apertura ufficiale dell’annata didattica a Grugliasco, il presidente Mattarella ha esordito dicendo: “In questi due anni segnati dalla pandemia, con le drammatiche sofferenze che ha provocato e le limitazioni che ha imposto alla nostra vita, abbiamo maggiormente compreso il valore, anche sotto il profilo umano, della scuola.”
“I nostri ragazzi, alle prese con le chiusure e con la pur necessaria e utile didattica a distanza, sono apparsi sovente disorientati, spaesati, talvolta persino sradicati. E hanno compreso che senza la scuola si sta male, si è dolorosamente più soli. Perché la scuola assicura, a tutti, uno straordinario arricchimento”.
Il presidente Mattarella ha poi aggiunto: “Una buona scuola farà crescere, nella maggioranza dei casi, dei buoni cittadini. Con vantaggi incommensurabili per l’intera società. Investire nella scuola significa quindi costruire un domani più solido, per tutti. E quando parlo di investimenti non mi riferisco soltanto alle risorse finanziarie, che pure sono assolutamente necessarie. Servono idee, proposte, riflessioni, innovazioni. Bisogna uscire, anche mentalmente, dalle categorie dell’ovvio e dello scontato. Dalla gestione senza respiro o burocratica. Abbiamo bisogno di recuperare entusiasmo, fantasia, coraggio, creatività e capacità di iniziativa”.
Sul tema dell’inclusione il Capo dello Stato ha commentato: “La nostra scuola ha già la responsabilità dell’istruzione e della formazione di oltre 870 mila allievi di origine straniera. Sono circa il 10% della popolazione scolastica. Quasi due terzi di queste ragazze e ragazzi sono nati in Italia. E vedono il nostro Paese come l’orizzonte della loro realizzazione umana e professionale. Dagli insegnamenti e dall’accoglienza che riceveranno a scuola dipenderà largamente la qualità della loro integrazione nel nostro tessuto sociale”.
Sul tema della disabilità: “Il nostro sistema scolastico ha sviluppato negli anni delle efficaci politiche di sostegno. Ma sulle soluzioni che riguardano la disabilità non ci si può adagiare. Servono continue messe a punto e aggiornamenti; e soprattutto concreti e coerenti comportamenti quotidiani”.
Infine un richiamo agli sforzi che è necessario compiere per limitare l’abbandono scolastico: “Dobbiamo sforzarci di più per combattere l’abbandono scolastico, i cui numeri sono ancora troppo elevati, inaccettabili per un Paese avanzato come il nostro. Tanti insegnanti si prodigano con passione per ricostruire relazioni con studenti i quali, per vari motivi, finiscono ai margini dei gruppi-classe. Siamo loro riconoscenti per quanto fanno ogni giorno. Impegnarsi per ridurre al minimo l’abbandono scolastico significa anche strappare i giovani da condizioni di marginalità, di sfiducia, da rischi di devianza“.