Per i titoli di sostegno conseguiti all’estero a breve arriverà l’ordinanza ministeriale per il riconoscimento. L’evento interesserà migliaia di docenti che hanno ottenuto l’abilitazione la specializzazione sul sostegno fuori dai confini nazionali e che ancora attendono di essere riconosciuti dal Ministero dell’Istruzione e del Merito. L’anno scorso, ad esempio, i predetti insegnanti sono stati inseriti con riserva nella 1ª fascia delle Gps ma in conseguenza di una clausola contenuta nell’Ordinanza Ministeriale 112/2022 non hanno potuto svolgere effettive supplenze fino allo scioglimento della riserva.
Attesa per l’ordinanza ministeriale che sbloccherà i titoli esteri
Nei giorni scorsi il il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha notificato ai sindacati scolastici che sono in arrivo nuove disposizioni per i docenti abilitati o specializzati all’estero.
A tale proposito basti ricordare che a tutt’oggi al Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio sono già stati presentati oltre 2000 ricorsi per le richieste di riconoscimento dei titoli esteri.
Ovviamente è già possibile anticipare che la modifica all’OM 112 permetterà ai docenti inseriti con riserva di poter diventare destinatari di contratti di supplenza nelle scuole italiane in attesa del riconoscimento del titolo.
La notizia ha suscitato anche il commento entusiastico di Ella Bucalo, membro della commissione cultura del Senato e responsabile della Scuola di Fratelli d’Italia: “È una svolta cruciale per migliaia e migliaia di docenti che hanno conseguito l’abilitazione all’estero e costituisce uno spartiacque epocale in una vicenda che da anni è al centro delle richieste di FdI per il mondo della scuola.”
La senatrice poi prosegue: “L’ordinanza ministeriale in arrivo permetterà di coprire numerose cattedre rimaste vacanti rispondendo alle esigenze più stringenti degli istituti scolastici, spesso in ambasce, e garantendo ai ragazzi continuità didattica. Non posso che esprimere il mio apprezzamento per la sensibilità dimostrata dal ministro e per lo straordinario lavoro di sintesi svolto dal presidente della commissione Cultura del Senato Roberto Marti”.