
Per l’abuso nella stipula di contratti a tempo determinato per docenti e ATA l’Italia è stata deferita alla Corte di Giustizia Europea. L’azione è stata mossa dalla Commissione Europea per la costante violazione della normativa europea sul lavoro a termine in ambito scolastico. Per l’esecutivo UE, l’Italia negli ultimi anni non ha approntato misure idonee a limitare l’uso smodato dei rapporti contrattuali a termine e a migliorare le condizioni di lavoro discriminatorie per insegnanti e impiegati nel personale amministrativo tecnico e ausiliario.
Cosa rimprovera l’Unione Europea all’Italia
La Commissione Europea ha ritenuto che gli sforzi compiuti fino ad ora dalle autorità italiane sono insufficienti a migliorare le condizioni lavorative di docenti e ATA e, di conseguenza, ha deciso di inviare il deferimento alla Corte di Giustizia.
Dopo i richiami del passato, la decisione in questione rappresenta quindi un nuovo e ancor più drastico avviso per l’Italia a rivedere la propria normativa sul lavoro a tempo determinato nella scuola, con lo scopo di garantire condizioni di lavoro più eque.
Scendendo ancor più nei dettagli la Commissione Europea contesta quanto segue:
- Disparità di retribuzione per gli insegnanti precari: la norma italiana non prevede una progressione retributiva per i docenti assunti a termine, basata sull’anzianità di servizio. Questa disparità di trattamento rispetto agli insegnanti di ruolo, che beneficiano di una progressione stipendiale, rappresenta una discriminazione vietata dal diritto comunitario.
- Abuso di contratti a tempo determinato per i lavoratori ATA: l’Italia non ha oggettivamente approntato misure adatte per prevenire il ricorso eccessivo ai contratti a termine per il personale amministrativo tecnico e ausiliario delle scuole statali.
Precedentemente la Commissione aveva avviato la procedura di infrazione inviando una lettera di diffida formale alle autorità italiane nel mese di luglio 2019, seguita da un’altra lettera di diffida formale nel dicembre 2020 e da un parere motivato nell’aprile 2023.
Chissà se alla UE sanno anche che i docenti precari italiani vengono pagati dopo mesi e mesi dalla loro entrata in servizio.
Vogliamo proprio vedere se quest’anno i supplenti brevi che hanno iniziato a insegnare a settembre verranno pagati a gennaio, febbraio, marzo come succede da oltre un decennio.