
Le ragioni che hanno portato alle dimissioni del Ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti avvenute il 25 dicembre, giorno di Natale, sono essenzialmente di carattere economico. L’ormai ex rappresentante del Miur ha sempre dichiarato che per la scuola ci sono “troppi pochi fondi” e questo impedisce di poter lavorare in modo sereno e, soprattutto, proficuo. In ogni modo, l’abbandono dell’incarico istituzionale da parte di Fioramonti non è un fulmine a ciel sereno; fin dal suo insediamento, infatti, l’ex ministro del dicastero scolastico aveva dichiarato che avrebbe lasciato in caso di scarsi stanziamenti e la trasformazione in legge del Decreto Scuola ha fatto si che si avverasse questa evenienza. Tra i possibili sostituti spicca il nome di Nicola Morra.
L’atavico problema dei pochi soldi alla scuola
Per Lorenzo Fioramonti il sistema scuola per poter funzionare in modo efficiente avrebbe bisogno di almeno 24 miliardi.
Dal Decreto Scuola lui si aspettava una linea di stanziamento di almeno 3 miliardi, ma purtroppo la soglia si è arrestata alla cifra di 2 miliardi. Questa pochezza finanziaria, a suo avviso, impedisce di fatto di poter operare con progettualità e chiarezza di intenti e pertanto il giorno di Natale ha deciso di consegnare le sue dimissioni al Primo Ministro Giuseppe Conte.
Restando sul piano finanziario della questione il collega Roberto Gualtieri, ministro dell’Economia, aveva detto che il governo giallorosso aveva programmato l’inserimento di circa 2 miliardi in più per l’istruzione, ma l’impegno potrà essere eventualmente concretizzato con la prossima manovra finanziaria.
Il problema dei pochi soldi alla scuola è atavico, ancestrale e non certo perché i governi che si sono succeduti negli ultimi anni abbiano snobbato il problema. Il fatto è che dall’occupazione alla sanità, dall’edilizia alle opere strutturali, i soldi in Italia sono quelli che sono e si cerca sempre di poter versare qualcosa in ogni tazza.
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