Scuola e occupazione, l’Italia al primo posto in Europa per numero di Neet

I Neet, acronomio per not in employment, education and training, sono quei giovani aventi un’età tra 15 e 29 anni che dichiarano di non aderire a percorsi di studio o di formazione. In altre parole sono ragazzi che non studiano, non lavorano e quindi non frequentano né scuole, né centri per l’impiego. Il dato preoccupante, che deve sicuramente servire da serio spunto di riflessione, è che l’Italia è al primo posto in Europa per tasso di Neet. Il tasso percentuale italiano, infatti, è del 24,1% equivalente a 2 milioni e 190.000 giovani.

Neet in Italia, alle ragioni del fenomeno

Continuando a snocciolare dati e percentuali sull’incidenza dei Neet in Italia emergono numeri piuttosto preoccupanti.

Il 45% dei Neet italiani non è mai entrato in un Centro per l’Impiego, il 53% dicono di aver avuto un contatto in tre anni, mentre il 2% non è neanche in grado di rispondere alla domanda.

Le ragioni che stanno alla base di questo fenomeno (ma forse è meglio chiamarlo problema…) sono diverse: famiglie protettive e in grado di sostenere i ragazzi ad oltranza, debolezza della transazione scuola-lavoro, scarsità di opportunità lavorative e coordinazione non impeccabile tra centri per l’impiego e realtà produttive italiane.

La speranza è che con il tempo il numero di oltre 2 milioni di inoccupati e il conseguente primato di paese con il più alto tasso europeo di Neet possano diventare un ricordo. Va sicuramente rafforzata l’offerta di percorsi formativi, l’organizzazione di itinerari con sbocchi occupazionali e l’istituzione di percorsi personalizzati per fare emergere i talenti inespressi degli individui.

Alcuni Neet, infatti, potrebbero disporre di qualità e di competenze che opportunamente valorizzate e canalizzate potrebbero trasformarsi in libere professioni o, comunque, in opportunità occupazionali.

Luca Parigi:

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