Pare che il bullismo abbia colpito ancora. Stavolta il peso delle vessazioni subite deve essere sembrato insopportabile a una studentessa di Sassari che ha tentato il suicidio in un bagno dell’istituto superiore da lei frequentato. La giovane, fortunatamente, è stata fermata in tempo e ha fatto ritorno a casa con i genitori. Stando ai dirigenti scolastici, comunque, la ragazza sarebbe stata vittima di bullismo al di fuori dell’orario scolastico. Su quanto è successo stanno indagando anche le forze dell’ordine. Secondo la fonte Ansa, gli inquirenti stanno cercando di risalire all’origine dei problemi della studentessa e di capire quando e come sarebbero successi gli atti di bullismo.
Bullismo, una piaga che non intende scomparire
L’episodio della ragazza di Sassari ci fa istintivamente ripensare alla bontà delle possibile misure antibulli delle quali avevamo parlato in questo articolo.
Ormai non passa quasi giorno senza che le cronache riportino notizie di abusi, vessazioni e atti di violenza compiuti da giovani su altri giovani e forse è davvero giunta l’ora di cercare di mettere seriamente un freno a questo problema. Di parole, promesse e ipotesi, infatti, ne sono state fatte tante, ma allo stato attuale delle cose mancano delle valide misure che possano servire ad arginare concretamente questa piaga.
Nel frattempo, in concomitanza con la Giornata mondiale dei diritti umani, il programma #TeenExplorer, allestito dalla Regione Puglia, ha fatto emergere alcuni dati molto importanti che sono stati presentati martedì 10 dicembre nel meeting ‘Bulli, cyberbulli e vittime’.
I dati in questione raccontano che in Puglia un ragazzo su tre è vittima di bullismo, il 73% è stato testimone di atti di vessazione e il 65% sostiene di avere provato a difendere la vittima di atti di bullismo. Anche solo la lettura di queste percentuali ci fa facilmente capire come possa essere radicato il bullismo tra gli studenti italiani.