Docenti e Partite Iva: un presente comune di incertezze e pochi riconoscimenti

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Docenti e Partite Iva hanno molti punti in comune. Entrambe le categorie, sicuramente, sono poco riconosciute e vivono un presente di incertezze economiche. Per la becera opinione comune il docente è quello che lavora 2 ore al giorno mentre il lavoratore autonomo è quello che fa il nero. Queste ultime convinzioni sono talmente radicate che negli ultimi anni qualsiasi Governo, di sinistra, destra, centro, o qualsiasi altra “direzione”, si è scordato della loro esistenza. Da ciò ne deriva che gli aumenti stipendiali per i docenti sono spesso irrisori e ben lungi da quelli dei colleghi europei mentre i sostegni per liberi professionisti, artigiani e commercianti sono la bellezza di…zero.

Insegnanti e lavoratori autonomi: chi vuole diventarlo si prepari

Chi ha in mente di diventare un docente o di aprire una Partita Iva oggi in Italia è bene che si prepari fin da subito alla pesante ripercussione sulla propria serenità che comporterà questa scelta.

Essere un insegnante o un lavoratore autonomo in tempi odierni significa semplicemente non fruire di nessun ombrello sociale e di nessuna considerazione dai piani alti.

Pensate che per i liberi professionisti sarebbe in essere una sorta di cassa integrazione chiamata Bonus Iscro che è quanto di più assurdo possa essere stato concepito a livello di sostegno economico.

Tale emolumento consiste di una sorta di cassa integrazione per partite Iva per accedere alla quale il requisito fondamentale è quello praticamente di dormire sotto un ponte.

In verità per l’accesso a tale indennità i requisiti di cui bisogna disporre sono ben 4 (quattro!!!) ma quello se vogliamo più comico è che il lavoratore potenzialmente destinatario della misura debba avere generato, nell’anno precedente alla presentazione della domanda, un reddito da lavoro autonomo minore del 50% della media dei tre anni precedenti.

Oltre a questo deve avere la Partita Iva aperta da almeno 4 anni e nell’anno precedente deve aver totalizzato un reddito inferiore a 8.145,00 euro.

Ovviamente non stiamo neanche a puntualizzare che con questi introiti da fame debba essere in regola con il versamento dei contributi previdenziali obbligatori.

Chi ce la fa ha quindi diritto a una somma che va dai 250 agli 800 euro per appena 6 mesi.

Non ci siamo. Proprio non ci siamo. Docenti e Partite Iva devono assolutamente poter godere di maggior sostegno da parte delle istituzioni perché poi non veniamo a lamentarci se i giovani di oggi vogliono fare gli influencer o gli youtuber.

Fanno bene, altro che storie.

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Luca Parigi

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