Il Premier Conte ha inaugurato a Firenze l’Anno Accademico

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Martedì 21 gennaio il Premier Conte si è recato a Firenze per presenziare all’inaugurazione dell’anno accademico. Il Presidente del Consiglio è stato ricevuto a Palazzo Vecchio dal sindaco fiorentino Dario Nardella e dal rettore dell’ateneo fiorentino Luigi Dei. L’entrata del Premier nel Salone dei Cinquecento è stata salutata da un applauso. Prima di diventare Primo Ministro lo stesso Conte è stato docente dell’ateneo fiorentino.

Il Primo Ministro Conte ha aperto l’anno accademico a Firenze

Nel corso della cerimonia per l’inaugurazione dell’anno accademico fiorentino il Premier ha detto che Firenze potrebbe essere la città giusta per ospitare un Museo della Lingua Italiana.

Secondo le parole del Presidente del Consiglio dovrebbe trattarsi di “un museo che possa servire a celebrare e a insegnare la storia dell’italiano che, come ogni lingua, è lo specchio della società che la parla e, al contempo, preziosa risorsa per le generazioni passate e future. So che il ministro Franceschini ha discusso di questa eventualità col sindaco Nardella e siamo ben convinti di questa scelta”.

Conte spera che la proposta di realizzare un Museo della lingua italiana sia favorevolmente accolta da tutte le istituzioni che possono appoggiarla e che il 700esimo anniversario di questa Università (nel 2021) possa essere festeggiato con il compimento di questa idea.

Non sono mancate nemmeno alcune polemiche più o meno velate; nel corso della cerimonia le rappresentanze studentesche hanno abbandonato in segno di protesta contro il sotto-finanziamento dei comparti Istruzione e Ricerca.

Al riguardo, il Premier Conte annuncia l’arrivo di nuovi ricercatori: “Per immettere sin da subito nuovi giovani nel sistema, annuncio che in questi giorni stiamo valutando, in sede di conversione in legge del decreto legge di proroga termini, la presentazione di un emendamento che possa portare all’assunzione di 1.600 nuovi ricercatori. Subito dopo, insieme al ministro Gaetano Manfredi, interverremo con un piano quinquennale per dare modo alle università di programmare più tranquillamente la cernita di giovani studiosi”.

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Luca Parigi

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