La scuola senza zaino è un modello didattico nato nel 2002 a Lucca che si ispira alle lezioni e ai metodi di Montessori, Don Milani, Summerhill e altri celebri personaggi che hanno lasciato una traccia indelebile nella storia dell’insegnamento. Al momento in cui scriviamo questa pratica sta venendo attuata da 329 istituti statali italiani ed è alla fase di sperimentazione anche in alcune scuole medie di Milano. Contrariamente a quanto si possa pensare la scuola senza zaino è vista favorevolmente anche da molti insegnanti; molti docenti, infatti, reputano che questa nuova metodologia possa pur sempre rappresentare un gradino di evoluzione del sistema scolastico.
In cosa consiste la scuola senza zaino
Nella scuola senza zaino i libri di testo non rappresentano uno strumento indispensabile per insegnare e imparare.
In questo modello alcune spese come quelle di cancelleria vengono sostenute dallo stesso istituto e le aule evolvono in spazi senza cattedra con i banchi disposti in modo circolare o, comunque, in maniera meno tradizionale.
La conseguenza diretta è che la spiegazione frontale è ridotta al minimo e l’apprendimento deriva soprattutto dalla collaborazione, dall’analisi di gruppo di un certo argomento e dall’adozione di nuove metodologie didattiche quali ad esempio il coding.
Durante un’ora di lezione, addirittura, alcuni studenti possono occuparsi dell’aspetto teorico di un insegnamento, altri dell’aspetto pratico e alla fine della lezione la classe può condividere i vari elaborati in una sorta di tavola rotonda.
Nella scuola senza zaino la pesante cartella è sostituita da una tracolla leggera che deve servire a contenere soltanto l’essenziale e non chili e chili di libri, quaderni, vocabolari, blocchi, astucci, squadre, righelli e chi ne ha più ne metta.
L’importante, alla fine, è non restare fermi e tentare, sperimentare, provare, perché soltanto con un’esperienza pratica e diretta è possibile stimare la bontà di una soluzione rispetto ad un’altra.