Uso degli smartphone a scuola per fini didattici: sì o no?

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La ministra dell’istruzione, Lucia Azzolina, ritiene che l’uso degli smartphone a scuola per fini didattici possa essere proficuo per l’apprendimento. La titolare del Miur parte dal presupposto che gli studenti di oggi sono pur sempre dei nativi digitali e quindi si troverebbero molto bene a fare lezione con strumenti dei quali sono molto pratici. Purtroppo i ragazzi del 2020 hanno problemi quando si tratta di tenere una penna in mano e di scrivere. L’argomento è stato anche al centro del recente convegno sull’educazione digitale, dal titolo Media Education, svolto a Roma il 3 febbraio alla presenza della stessa ministra.

Gli ostacoli all’uso dello smartphone a scuola

Introdurre lo smartphone quale strumento didattico potrebbe essere una buona idea, ma l’eventuale adozione di questa metodologia deve fare i conti con alcuni ostacoli.

Le principali problematiche risiedono nell’uso improprio che alcuni ragazzi potrebbero fare del device e dell’eccesso di elettromagnetismo che si verrebbe a creare in aula, ma anche in tutto l’istituto.

C’è poi da dire che i ragazzi stanno sempre incollati ai cellulari e le ore di scuola rappresentano davvero uno dei pochi momenti della giornata in cui i giovani possono fare una pausa dal loro uso. Tuttavia, se questa metodologia dovesse prendere campo (parlando di cellulari è il termine più giusto) gli smartphone utilizzati non sarebbero quelli personali, ma degli appositi device in dotazione.

Gli strumenti in questione sarebbero predisposti con software didattici, non avrebbero modalità di accesso ai principali social network e anche l’uso delle foto e dei video sarebbe limitato. Al momento attuale, comunque, introdurre l’uso degli smartphone a scuola sembra più un’idea figlia dei tempi che una precisa strategia a breve termine.

Tra l’altro, già in molti istituti i ragazzi fanno lezioni con pc, tablet, lavagne magnetiche e per ora sembra che tutte queste strumentazioni siano sufficienti.

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Vincenzo Schirripa

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